Il trust per la successione familiare in azienda
L’istituto del trust costituisce un importante punto di riferimento anche per il titolare di un’azienda che voglia, in anticipo, disegnare il “destino” della propria realtà di impresa proiettandola nel futuro. È questa la tematica del c.d. “passaggio generazionale” locuzione con la quale normalmente si indica il fenomeno della successione nella impresa di famiglia. Il venir meno dell’imprenditore, con il subingresso di coeredi che non hanno necessariamente le stesse capacità imprenditoriali del fondatore e, spesso, neppure uniformità di vedute, costituisce un momento di forte criticità per le sorti dell’impresa. Ne consegue che la gestione efficiente del trapasso generazionale si configura come un’esigenza fortemente avvertita nel mondo imprenditoriale, tenuto anche conto che il business model prevalente in Italia è, di norma, rappresentato da un’impresa di piccole o medie dimensioni, appartenente ad un unico nucleo familiare, e nella quale il processo decisionale risulta essere, prevalentemente, nelle mani dello stesso fondatore.
Le difficoltà incontrate dall’imprenditore che si accinge a pianificare il delicato processo del “passaggio di testimone” in azienda, risiedono, dunque, prevalentemente, nel conciliare gli interessi propriamente imprenditoriali con quelli familiari, declinandoli in modo tale da consentire contestualmente:
a) la tutela dell’integrità del patrimonio aziendale, esigenza particolarmente avvertita in presenza di una molteplicità di coeredi che presentino capacità imprenditoriali, propensione al rischio ed interessi tra loro differenti;
b) la tutela del patrimonio aziendale sia nei confronti di soggetti terzi che si avvicinano alla famiglia con il preciso intento di appropriarsi del patrimonio sociale, o parte di esso, sia nei confronti di componenti della famiglia stessa che intendano cedere l’azienda alla concorrenza, e quindi, si pongono come “familiari indesiderati”;
c) l’individuazione di chi tra i discendenti esistenti abbia una idonea capacità imprenditoriali per essere designato quale effettivo continuatore dell’impresa di famiglia dopo il decesso del fondatore;
d) eventualmente il mantenimento del controllo da parte dell’imprenditore fino alla sua morte.
Nell’ottica del passaggio generazionale di impresa, lo strumento che, per la sua nota poliedricità e versatilità, consente di evitare, più di qualunque altro negozio giuridico presente nel nostro ordinamento, il rischio della c.d. “deriva generazionale” dell’azienda impedendone la disgregazione a causa della successione mortis causa dell’imprenditore, è il trust. Avvalendosi di un trust finalizzato all’obiettivo del passaggio generazionale dell’impresa, l’imprenditore-disponente trasferisce fiduciariamente al trustee, soggetto di regola estraneo alla famiglia dell’imprenditore, un’azienda o una partecipazione societaria.
Affinché quest’ultimo gestisca i beni in maniera autonoma nell’interesse di uno o più beneficiari in vista del momento in cui, a sua volta, il trustee ne opererà il ritrasferimento ai soggetti designati dal disponente quali beneficiari finali.Il trustee diviene, dunque, proprietario dei beni conferiti in trust ma la sua è una proprietà “conformata” in quanto va esercitata nel rispetto di quanto previsto dal disponente nell’atto istitutivo di trust e nell’interesse dei beneficiari e, per l’effetto, “segregata”, in quanto tutelata da qualsiasi vicenda personale che riguardi il disponente, il trustee e i beneficiari.
I vantaggi per l’imprenditore legati l’utilizzo dello strumento trust in sede di organizzazione della propria successione risultano evidenti.
Attraverso il trust il disponente-imprenditore è, invero, in grado di dettagliare specificamente i destinatari del patrimonio aziendale e di stabilire tempi, condizioni e modalità di assegnazione dello stesso, superando così agevolmente la problematica in sede successoria della parcellizzazione dell’azienda in quote-parti assegnate agli eredi, garantendo l’unitarietà al patrimonio aziendale e, di conseguenza, il mantenimento del valore economico. Ciò avviene individuando nel trustee l’unico proprietario dei beni facenti parte dell’impresa di famiglia e stabilendo che lo stesso mantenga questo rapporto di appartenenza in relazione all’azienda vincolata in trust fino al verificarsi di un certo termine (ad esempio, il raggiungimento di una certa età dei beneficiari) o al realizzarsi di una determinata condizione (ad esempio, il raggiungimento di risultati professionali o di studi e accertamento da parte di un beneficiario che abbia necessaria expertise per gestire nel modo corretto un patrimonio di famiglia).
Inoltre, con l’affidamento del patrimonio di famiglia ad un trustee l’imprenditore assicura una gestione più efficace rispetto a quanto accadrebbe con l’assegnazione diretta dei beni agli eredi, e ciò è tanto più vero nei casi in cui questi ultimi non abbiano un’inclinazione o una dedizione alla cura dell’impresa analoga a quella del disponente, ovvero non sussistano parenti prossimi e l’imprenditore debba, pertanto, organizzare espressamente e per tempo la sua successione.
A quest’ultimo riguardo si sottolinea che il programma del disponente sul futuro dell’impresa può, inoltre, trovare la sua valida attuazione anche se sia ancora incerto il soggetto a cui si dovrà assegnare l’azienda( o la quota societaria), per cui il vincolo di destinazione sulla proprietà potrebbe essere limitato per un certo periodo, così come tale individuazione può anche essere demandata dal disponente al trustee all’interno di una certa categoria di soggetti da esso preventivamente indicati e secondo criteri ben prestabiliti.
Infine, l’utilizzo del trust da parte dell’imprenditore può, altresì, risultare utile al fine di agevolare gli stessi rapporti tra una pluralità di eredi o a prevenire possibili conflitti. Il trustee, acquisendo la proprietà dei beni, finisce infatti con l’essere arbitro naturale di eventuali confronti (quando non conflitti) tra eredi, ad esempio, in relazione a possibili diversità di opinioni sulle decisioni imprenditoriali da assumere, ciò che comporterebbe una situazione di inevitabile “ingessatura gestionale” incompatibile con le esigenze tipiche dell’impresa.
L’istituto del trust, a seguito di quanto sopra descritto, si può considerare lo strumento adatto per la complessa gestione del passaggio generazionale in azienda, sia da un punto di vista di salvaguardia dell’armonia familiare, sia dal punto di vista dell’efficienza fiscale.