
Il trust per la pianificazione successoria
L’impiego del testamento, unico ed inderogabile mezzo espressivo codicisticamente previsto per disporre di una situazione patrimoniale post mortem, non sempre costituisce un adeguato sistema di trasmissione generazionale della ricchezza in grado di soddisfare efficacemente le esigenze dei privati, peraltro, mutevoli nel corso tempo in ragione del naturale evolversi dei fattori sociali e culturali – come, ad esempio, l’allungamento della vita media o il diffondersi di rapporti interpersonali di tipo “parafamiliari” – nonché dei modelli economici ed industriali di riferimento, che hanno recato con sé la necessità di evitare dispersioni della ricchezza nel passaggio generazionale dei patrimoni aziendali, specie a conduzione familiare, ma non solo.
Non a caso nell’ultimo decennio, si è assistito alla concreta utilizzazione di nuovi strumenti giuridici c.d. di “pianificazione successoria”, ovvero una regolamentazione di natura contrattuale o, comunque, alternativa al testamento, idonea a far fronte alle molteplici occorrenze espresse dal futuro de cuius ed enucleate dalla miglior dottrina:
- nella conservazione dell’unità del patrimonio familiare;
- nel mantenimento della destinazione economica di determinati beni;
- nella realizzazione della successione anche al di fuori del nucleo familiare;
- nel garantire, oltre la propria vita, il mantenimento e la formazione educativa, spirituale e professionale a determinati soggetti (soprattutto se disabili);
- nel verificare la bontà dell’assetto patrimoniale impostato già durante la propria vita sì da poterlo eventualmente modificare.